Ciu-than. Playa Maroma (bonus track)

Questa “bonus track” è l’integrazione ideale al libro che un anno fa, di questi tempi, pubblicavo con il titolo “Ciu-tha. Noi non vi capiamo. Dal Mayab alla penisola yucateca, vagabondaggi tra Storia e storie” https://unmonitoraccartocciato.altervista.org/ciu-than-noi-non-vi-capiamo-dal-mayab-alla-penisola-yucateca-odierna-vagabondaggi-tra-storia-e-storie/ . Nella narrazione sul libro cartaceo del viaggio che abbiamo compiuto in Messico due anni fa difatti, mancava un riferimento, e pure un breve excursus, a una delle più belle spiagge che ci sia capitato di vedere. Oggi ho rimediato. Spero piaccia, e piaccia talmente tanto da far innamorare, come me, di questi luoghi, chi li visiterà in futuro, magari dopo aver preso ispirazione dal libro e da questo breve nuovo paragrafo. Buona lettura…

Quando ne sentii parlare per la prima volta, da una ricerca su internet che Isabel a quei tempi fece, probabilmente me ne innamorai all’istante, anche se, e lo avrei capito solo più tardi, di quel genere d’amore che non ti fa immediatamente capire il tipo di sentimento che il suo nome ti ha provocato in quel momento e ti provocherà ancor più intensamente in futuro. La ricerca mirava a scoprire i nomi, ancor prima che le ubicazioni, delle più belle spiagge al mondo, e tra queste, Isabel ne individuò due situate in Messico, di cui una proprio dove avevamo deciso fare il nostro primo viaggio in Messico assieme a Pablo, che all’epoca avrebbe compiuto il suo primo anno di vita proprio nella terra di origine di una metà della famiglia. Era il 2004, e dopo un paio di settimane trascorse dai parenti a León, e in cui, in uno degli ultimi giorni che passammo in loro compagnia, il piccolo Pablito compì il suo primo anno “festeggiando” l’avvenimento con la sua prima febbricola della vita, salimmo su di un aereo con mèta Cancún e il nord della penisola yucateca. Un po’ in apprensione per questa febbre, che in aereo e all’arrivo nella più popolata città quintanarroense aumentò pericolosamente, certo ce l’avevamo, ma l’aereo era prenotato, di medicinali e palliativi vari eravamo più che sufficientemente forniti, e del resto andavamo in una città non solo dal clima ideale, ma pure con tutti i servizi rivolti al turista pienamente efficienti, inclusi quelli medici, anche se purtroppo di carattere privato, e quindi più costosi. Andò a finire che durante la sera, dopo l’arrivo a Cancún, la temperatura corporea di Pablo raggiunse i 39° e dovemmo chiamare un dottore che in pochi minuti venne al nostro hotel. Al mattino seguente, fortunatamente, Pablo già non aveva più febbre, e dopo un paio di giorni di, per così dire, osservazione, ci sentimmo di nuovo sicuri nel muoverci assieme al nostro piccolo e coraggioso ometto, anche se come detto aveva solo un anno… Una delle prime, anzi esattamente la prima mèta che raggiungemmo dopo questa disavventura, fu proprio Playa Maroma, quella che in vari siti web che Isabel aveva avuto la pazienza quella volta di cercare, veniva considerata una delle più belle e paradisiache spiagge al mondo. Questi aggettivi, assieme ad altri simili, spesso abusati nell’uso a sproposito che se ne fa quando si descrive uno di questi ambienti naturali, sarebbero poi risultati, in questo specifico caso, nient’altro che i più adatti per descrivere la meraviglia che si sarebbe aperta alla nostra vista all’arrivo in questa spiaggia autenticamente da cartolina. La spiaggia, che come tutte le spiagge messicane, è pubblica e teoricamente aperta a tutti https://www.profepa.gob.mx/innovaportal/file/3668/1/reglamento__zofemat.pdf, (in spagnolo) si raggiunge da Cancún, e ancor meglio da Playa del Carmen, semplicemente salendo a bordo degli innumerevoli colectivos, pulmini adattati ad uso turistico e di trasporto locale, che partono in gran numero e a pochi minuti l’uno dall’altro, da queste due località e si dirigono a sud lungo la cosiddetta Riviera Maya, in genere con destinazione Tulum. Il servizio, gestito da alcune cooperative locali, pur essendo piuttosto economico, permette di raggiungere un discreto numero di destinazioni lungo la strada che da Cancún raggiunge quella perla in ammollo sul Mar dei Caraibi che è Tulum, ma pure spiagge da sogno come Playa Maroma appunto, semplicemente facendo richiesta di fermata al chofer, all’autista del pulmino. Una volta che sarete scesi dal colectivo, c’è come prima cosa da attraversare la strada, una strada a quattro corsie a scorrimento piuttosto veloce e discretamente trafficata, per cui è consigliabile prestare molta attenzione e appena si intravede la possibilità, affrettarsi nell’attraversamento. Giunti nei pressi di un edificio che ospita una sorta di ristorante, si potrebbe immaginare del tipo Burger King o simili, si percorrono pochi metri prima di giungere a una specie di entrata evidenziata da un’enorme blocco di cemento dipinto di bianco, anche piuttosto orribile in quella sorta di quasi irritante spocchiosità ostentata che vorrebbe far credere al bagnante di turno di star per entrare in una proprietà privata, mentre come già detto l’accesso a tutte le spiagge messicane è teoricamente consentito a tutti. Già teoricamente, perché infatti, dopo aver pagato l’ingresso che camuffano comprendendo nel prezzo “d’entrata”, l’affitto del lettino da spiaggia, una palapa, sorta di grande ombrellone composto da foglie di palma essiccate e intrecciate, e l’uso di spogliatoi, bagni e docce naturalmente, e contrattato sul prezzo per un taxi che da quel punto vi porterà alla spiaggia propriamente detta – tratto di strada che si potrebbe fare pure a piedi se non fosse per i tre chilometri abbondanti da fare sotto il sole cocente – si arriva all’accesso alla spiaggia, cioè un ristorante in legno, coperto dall’immancabile palapa, con tanto di altalene individuali per adulti che vogliono sentirsi per un momento bambini – e per bambini naturalmente –, vegetazione tropicale, sabbia bianchissima sui lati, e oltre, la spiaggia vera e propria, con il mare dai colori sgargianti, un capolavoro della natura accentuato dall’incredibile biancore della sabbia, che esalta tutto il resto del quadro. Da quel lontano 2004, come detto la nostra prima volta qui a Playa Maroma, alla nostra seconda, nel più recente 2018, i ricordi si confondono e si sovrappongono, proprio come successe al rullino di foto già scattate che per distrazione, sovrapposi, quella prima volta, alle foto che scattai in questa spiaggia, creando un effetto non ben definibile ai quattro o cinque scatti che realizzai, ma che hanno in sé qualcosa di certamente tropicale combinato con la sana indolenza che questi luoghi sembrano portare, ulteriormente mescolati all’impressione, non troppo distante dalla realtà forse, di aver catturato, seppur in maniera confusa e non voluta, un’epoca remota, lontana nel tempo e nello spazio forse di più di quello che realmente è, con la spiaggia praticamente deserta e il tempo, che in quelle foto surreali, sembrava essersi cristallizzato in un istante perpetuo. Per carità, ieri, nel 2018, il quadro generale non sembrava essere poi cambiato moltissimo da quella prima volta, e a parte i sargassi e i bugalows extra lusso costruiti sopra al mare, a pochi passi dalla riva, l’indolenza e il generale rilassamento dei ritmi pervadono ancora questo meraviglioso ambiente, e anche se il numero di persone in spiaggia era leggermente superiore al quasi nulla della prima volta, ciò non disturbava più di tanto, soprattutto in confronto al caos che si trova in certe nostre ben più modeste spiagge italiane… I pellicani ancora volteggiano paciosamente sopra al mare caraibico che di più non si può, decine e centinaia di specie marine proliferano ancora nonostante la vicina e dannosa presenza umana, il sole ancora illumina, caldo e confortante, questi luoghi, con una netta e decisa percezione di pace universale di tutti i propri e altrui sensi principali e secondari, quando per esempio ci si affonda, lasciandosi quasi cadere, in un lettino all’ombra sorseggiando neanche tanto distrattamente una o più fresche Dos Equis, o ancora meglio, quando ci si tuffa in questo meraviglioso mare dai colori incredibili… Una mattina così, per molti versi, paradisiaca e giocosa, con il sole che splende alto nel cielo e scalda l’anima, non può che far venire un certo appetito per cui a una certa ora è inevitabile dirigersi al ristorante dove per fortuna, comida e antojitos, ossia cibo e “cicchetti”sufficientemente messicani abbondano, per cui non ci sia fa poi pregare molto, e si lascia per un po’ la spiaggia per rifocillarsi adeguatamente prima di tornare sul lettino a descansar el tanque, espressione messicana che assieme a un’altra espressione, el mal del puerco, indica quella che noi italiani chiamiamo, un po’ più elegantemente, una pennichella da abbuffata di cibo e bibita… E’ forse in questi momenti che si apprezza, forse di più di altri, l’assoluta rilassatezza di posti come questi, salvo poi accorgersi, riaprendo per un istante almeno un occhio, che da nord, nord-est circa, sta arrivando un agglomerato di nuvoloni nerissimi, simili a quello che da queste parti chiamano huracanes, uragani quindi, “anche se in realtà siamo solo all’inizio della stagione delle piogge e questi fenomeni dovrebbero arrivare da queste parti solo tra un mesetto o poco meno”, si pensa ancora un po’ confusi da alcool, cibo e un risveglio così brusco… Comunque sia, visto che si è pure alzato un vento piuttosto forte che solleva nuvoloni di sabbia, decidiamo, come tutti gli altri bagnanti, di andare a rifugiarci dentro il ristorante, le cui verande vengono chiuse da dei finestroni in vetro che non avevamo notato in mattinata, mentre fuori la tempesta, per ora di sabbia, infuria. Questione di pochi minuti, con pochissime gocce di pioggia cadute nonostante sembrava dovesse cadere pure il cielo, e il nostro caro e amato sole caraibico ritorna a fare capolino sopra questa spiaggia da sogno che per qualche minuto ha mostrato il suo volto infernale, per cui ci facciamo coraggio e quasi rinati ritorniamo alle nostre “attività” balneari a base di sonnellini, sbevucchiature, chiacchiere, giochi e risate, e pure qualche bagno ritemprante in questo mare che è tornato placido e brillante come non mai… Osservo dal mare le palapas e mi sembrano tutte miracolosamente intatte, segno forse che queste costruzioni che sembrano all’apparenza molto fragili, sono in realtà capaci di resistere ad eventi neanche tanto rari qui e in altre zone del Messico, anche se, come diceva un tizio che abbiamo conosciuto vent’anni fa a Puerto Escondido, località balneare sul Pacifico, nella stato di Oaxaca, “da queste parti, quando piove, cambiano le carte geografiche…” quindi, immagino, non c’è palapas o altra costruzione che tenga a uragani veri e propri che stagionalmente fanno visita a questi paradisi… Quando poi il sole incomincia il suo lento tuffo nel mare, cospargendo il cielo d’oro e di riflessi che vanno dal rosso acceso al rosato e all’arancione vivido, passando per il giallo limone, l’azzurro che si tinge di lilla sempre più intenso e il grigetto di una fascia di umidità, residuo della breve ma intensa tormenta passata appena qualche ora prima, attorno a me il silenzio scende con la sua coltre eterea, proprio come il sole, portandomi a cercare la posizione ideale per non perdere l’attimo, quello di questi colori, che hanno trasformato quel momento così intenso, in una vera e propria emozione, l’ennesima di una giornata nella paradisiaca, impressionante e stupefacente Playa Maroma…

Essendomi accorto, ormai da diverso tempo che, per motivi legati a un qualche problema al mio account GoogleAdSense, nel mio blog non compare più alcuna pubblicità, e quindi monetariamente non ricavo più nulla dalla pubblicazione di questo e dei precedenti e futuri articoli che mi ostino a scrivere su queste pagine, chiedo ai miei affezionati lettori di contribuire a sostenere questo progetto, nella misura che ognuno riterrà adeguata, attraverso qualche “donazione” una tantum al conto PayPal https://www.paypal.me/piratiedizioni.

Ricordo agli attenti lettori inoltre che i libri precedenti pubblicati in cartaceo sono richiedibili  – “México Sur Real” al costo di 14 euro + 1.28 euro (spedizione ordinaria) o 3.63 euro (spedizione raccomandata), “Venti pirati. Storie di venti pirati e di venti di libertà” (15 euro + 1.28 euro in spedizione ordinaria o 3.63 euro spedizione raccomandata), “Ciu-than, Noi non vi capiamo. Dal Mayab alla penisola yucateca odierna, vagabondaggi tra Storia e storie.” ((12 euro + 1.28 euro in spedizione ordinaria o 3.63 euro spedizione raccomandata) – all’indirizzo: [email protected]. Grazie

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