Che cos’è Xilitla?

L’articolo precedente https://unmonitoraccartocciato.altervista.org/pirati-comix-la-letteratura-disegnata-tra-le-graphic-novel-e-i-semplici-fumetti/ ha avuto l’indubbio merito di attirare curiosità e creare aspettative che speriamo di soddisfare appieno, non solo tra i nostri amici, conoscenti o followers più assiduiodioso termine con il quale si definisce oggi, per lo scellerato uso che si fa in ambito social della lingua inglese, chi segue sul web un artista, un cantante, un comico o due scapestrati narratori di storie come siamo io e GasMax – ma pure tra persone che per la prima volta si sono avvicinati al mondo della Pirati Comix, e hanno voluto visitare il blog https://unmonitoraccartocciato.altervista.org , rimanendone in qualche modo interessati. Così, di comune accordo, io e GasMax abbiamo deciso di rivelare, spiegando alcuni dettagli di carattere generale, un po’ di più di quest’opera di letteratura disegnata che stiamo faticosamente, ma con grande volontà, realizzando, partendo dallo spiegare cosa diavolo sia mai Xilitla, che sarà poi anche il titolo di questo nostro progetto, e da cosa nasce l’interesse che ci ha portato a intraprendere questo lavoro, anche moderatamente complesso, molto diverso in fondo da quello che personalmente ho sempre svolto con la Pirati Edizioni. Bisogna innanzitutto ritornare a parlare di una mia grande passione, una di quelle passioni che oltre alla letteratura, ai viaggi e, in certa misura, alla politica, (e ad altri aspetti non secondari come la famiglia, gli affetti e le amicizie), mi permettono di capire di essere effettivamente vivo e umano, una passione il cui nome è composto da sette lettere di cui due doppie, di tre vocali e quattro consonanti e che per farla breve si scrive e si pronuncia Messico. Il mio primo viaggio in questo grande Paese, avvenuto più di vent’anni fa, mi ha fatto conoscere, oltre a quella che sarebbe diventata mia moglie, la dolcissima Isabel, una miriade di aspetti che questo Paese possiede, capaci ognuno di far innamorare della vita nella sua essenza più pura e piena. I viaggi in Messico si sarebbero con il tempo moltiplicati, e con essi le mete raggiunte, ma soprattutto sarebbero aumentate le mete da raggiungere, prima o poi… Tra queste Xilitla appunto, è senza dubbio uno di quei luoghi che considero irrinunciabili, anche se poi, visti i tempi che viviamo e l’ubicazione del sito in questione – appena fuori dai circuiti del turismo classico – si potrebbe essere portati a considerarla una destinazione secondaria, in fin dei conti. Xilitla è in effetti un paesino anonimo e pacioso https://www.youtube.com/watch?v=4bO2_twbcYE&t=135s (in spagnolo), incastrato tra i pendii della Sierra che declina dolcemente nella sorprendente oasi tropicale della Huasteca Potosina, una regione del desertico San Luis Potosí, stato nord-orientale dell’enorme federazione messicana e un qualunque visitatore potrebbe esser portato a pensare che proprio questa sua paciosità, integrata all’innata allegria dei suoi abitanti, facciano di Xilitla, da soli, dei più che validi motivi per fermarsi in questo luogo. In realtà di paesini e villaggi simili, in Messico, ce ne sono a bizzeffe, per cui, per spiegare l’interesse che questo luogo ha attirato da parte mia, di GasMax e di altri veri artisti delle più svariate forme l’arte possa essere sviluppata dall’umanità, bisognerà aggiungere a questa narrazione il nome di un personaggio che da queste parti ha vissuto una buona parte delle propria vita: sir Edward James https://www.youtube.com/watch?v=0oosdgHLTGY&t=298s (in inglese). Edward James appunto, aristocratico britannico, poeta, milionario e decisivo mecenate di alcuni tra i più grandi artisti del surrealismo europeo dei sui tempi – da Dalí, a Picasso, passando per Magritte, Tchelitchew e molti altri –, non solo visse a Xilitla un’esistenza per certi versi tormentata e misconosciuta, ma seppe “sconvolgerla” per sempre, pur lasciandola sostanzialmente invariata, e questa apparente contraddizione trova spiegazione nel vasto complesso “architettonico” che Edward lasciò a Xilitla, e il virgolettato, il cui concetto con un qualche sforzo concettuale, sarà forse più chiaro nelle righe qui sotto, è probabilmente d’obbligo… Quella che altri, dopo di lui, chiameranno infatti “la casa infinita”, assieme al curioso “giardino” che Edward immaginò simile al giardino dell’Eden, e assieme a molte altre costruzioni meno identificabili che l’eccentrico artista e mecenate britannico volle costruire nei pressi di una località chiamata Las Pozas, ubicata a qualche minuto d’auto dal pueblo di Xilitla, assomigliano molto di più a dei sogni, seppur di cemento, piuttosto che a costruzioni o sculture vere e proprie, forse anche perché l’unica consegna irrinunciabile di quella “follia” era quella di non tagliare un solo ramo, né strappare un solo fiore di quel paradiso terrestre. E questi sogni poi sarebbero stati, da lui stesso, ma pure dalla sua squadra di muratori locali – squadra che l’inglese finanziò per oltre trent’anni spendendo in questo modo gran parte della sua smisurata fortuna economica –, mutilati di volta in volta perché, come scrive Pino Cacucci nel capitolo che lo scrittore italiano dedica a Edward nel suo “La polvere del Messico”, “…quando ci si illudeva di poter arrivare al termine di qualcosa, era immancabilmente il momento di lasciare tutto e ricominciare da un altro punto…” , ma anche perché “…ogni progetto iniziale finiva col crescere spontaneamente, trasformato dall’idea improvvisa di un muratore anarchico quanto lui…”. Sì, perché al di là della sua provenienza aristocratica, al di là dell’enorme capitale di cui dispose, ma di cui non usufruì, se non per coltivare il suo sogno a Xilitla, Edward si definiva “un anarchico ma fedele alla corona allo stesso tempo” e non capiva, nella sua innocenza quasi “infantile” che dimostrava, come non si potesse essere anarchici e fedeli alla corona allo stesso tempo… Il suo, in realtà, era essenzialmente un anarchismo istintivo, proprio secondo me dei veri anarchici, per il poco che questa affermazione significhi… Edward era comunque, al di là di qualsiasi definizione precostituita, fondamentalmente un uomo molto sensibile, toccato nella sua giovinezza dalla sostanziale esclusione dalla “buona” società in cui era cresciuto, in seguito al divorzio, dopo pochi anni di matrimonio, dalla ballerina austriaca Tilly Losch. La rigida educazione impartitagli da bambino, e la freddezza, fin dalla tenera età, dei rapporti con sua madre, l’aristocratica scozzese, Evelyn Forbes, fecero il resto, e si aggiunge il fatto che si vociferava, probabilmente su basi molto concrete, che Edward fosse figlio illegittimo nientemeno che di Edoardo VII, si riesce in qualche modo a intuire ciò che lo avrebbe animato e tormentato per tutta la sua vita e, nello specifico, nella sua avventura a Xilitla. Proprio la lunga parentesi vissuta a Xilitla da Edward, in compagnia del fido Plutarco, un indigeno yaqui che il britannico conobbe al suo arrivo in Messico e che gli farà da guida spirituale per più di tre lunghe decadi, sarà dunque lo sfondo principale di questa avventura di letteratura disegnata che cercheremo di narrare io e GasMax, provando in qualche modo di farlo dalla parte dei messicani, cosa non facilissima in realtà, se è vero, come effettivamente è, e come disse il fondatore del movimento surrealista André Breton, che “il Messico è l’unico Paese al mondo istintivamente surreale”. Seguiteci…

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