Dall’autoproduzione all’editoria indipendente

“Caro Angelo, ti scrivo questa missiva di auguri dall’Australia dove da qualche tempo mi sono ritirato. Non mi scordo mai i vecchi amici – si fa per dire, considerato che hai quasi trent’anni meno di me – e non scordo mai i loro compleanni per cui, anche se questa lettera arriverà molto in ritardo, ti auguro un buon quarantesimo anno di vita. Io sto bene, anche se ultimamente ci vedo un po’ meno, e passo il tempo a guardare il mare, dato che è tanto immenso e tanto brillante quando riflette i raggi del sole che anche un “orbo”, come dicevi te, riesce a vederlo.”

(tratto da “Alla ricerca di Aztlán“, di prossima pubblicazione…)

L’aver firmato per una piccola, ma battagliera casa editrice indipendente come la Writers Editor https://www.shopwriterseditor.it/ potrebbe anche apparire, soprattutto se la cosa riguarda chi come il sottoscritto si è sempre mosso nei, per così dire, bassifondi dell’autoproduzione, come a una rinuncia, in cambio di vantaggi in realtà piuttosto esigui, a quella piena indipendenza intellettuale che questo tipo di pubblicazione riusciva in qualche modo a garantire. La fantomatica Pirati Edizioni e Autoproduzioni infatti, e la consorella #PiratiComix – quest’ultima in attività solo per un paio d’anni, ossia il tempo necessario per pubblicare il mio precedente lavoro, ambientato in larga parte in Messico, intitolato “Xilitla. Il folle sogno infinito di un anarchico inglese fedele alla coronahttps://unmonitoraccartocciato.altervista.org/category/xilitla/?doing_wp_cron=1681504745.2262179851531982421875 –, oltre ad assicurarmi ricavi certamente non rilevanti, ma che mi garantivano comunque una percentuale sui guadagni nettamente superiore a quanto una piccola casa editrice può portare ad un autore esordiente, mi permettevano anche la massima libertà d’espressione, e pure una certa indipendenza su scelta delle copertine, tipo di progetto e tempi di realizzazione. Ma dopo due decenni di autoproduzioni – che oltre a tutti i vantaggi, significano pure editing non professionali, e senz’altro minor cura nei dettagli, oltre all’effettiva impossibilità di comparire nelle librerie fisiche –, con la realizzazione del mio primo romanzo “Alla ricerca di Aztlánhttps://unmonitoraccartocciato.altervista.org/alla-ricerca-di-aztlan/?doing_wp_cron=1678288385.2999019622802734375000, opera ambientata anche questa, in parte in Messico, e lavoro in cui credo molto, qualunque scrittore o sedicente tale come il sottoscritto ha sicuramente bisogno di qualcosa di nuovo. Qualcosa capace di trasmettere nuovi stimoli e nuove sfide da affrontare, che poi, a prescindere che le vinca o meno, possono anche trasformarsi proprio in quelle motivazioni che l’autoproduzione, protratta nel tempo, può far fatica a trasmettere. Qualcosa che in fondo può essere proprio la pubblicazione per un piccolo, ma serio editore come la Writers Editor. Questo naturalmente non significa un addio definitivo all’autoproduzione (però neanche lo esclude in assoluto), ma si traduce senz’altro nel non dover smettere oggi, di scrivere – come avevo pure pessimisticamente pensato di fare nel caso, che ritenevo probabilissimo, nessuna casa editrice mi avesse proposto un contratto che escludesse qualunque spesa da parte del sottoscritto. Un’attività quella dello scrivere che al netto del fatto che mi riesca male o meno male, o magari anche moderatamente bene, è ciò che ancora risveglia in me, e mi auguro risveglierà pure nel gentile lettore, quelle passioni che mi riesce ad esprimere meglio proprio attraverso la scrittura. Quindi ben vengano occasioni simili per qualunque aspirante scrittore o sedicente tale che si incontri nelle mie stesse condizioni o con vicende simili, que viva el mundo de los editoriales indipendientes, come direbbero proprio in quel Messico che è da decenni al centro delle mie passioni, letterarie e meno. E comunque e per sempre, lunga vita all’autoproduzione e alla piena libertà di espressione, in qualunque maniera e in qualunque contesto…

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