Xilitla, le curiosità nascoste…

All’interno del libro che avete appena finito di sfogliare ci sono, nascoste o semi-nascoste tra vignette, strisce e quadri, piccole e grandi curiosità che siamo sicuri l’attento lettore sarà lieto di scoprire assieme a noi. Ne siamo sicuri: vi si apriranno nuovi mondi e nuove visioni…

PAGINA III: all’interno della vignetta numero 4 (quella centrale di destra), tra quel surreale volo di farfalle che sono un po’ l’accompagnamento temporale in questo libro, si scorgerà, se si aguzza bene la vista, il numero 47, un numero magico nella storia di Edward James, dato che il 1947 è l’anno in cui l’inglese arrivò per la prima volta a Xilitla.

PAGINA IV: nell’ultima vignetta si scorge, sulla destra, la figura di René Magritte riflessa nella vetrata di una porta-finestra mentre sta dipingendo “La reproduction interditehttps://it.wikipedia.org/wiki/La_riproduzione_vietata che ha come soggetto la figura di Edward James vista di spalle. Il pittore belga tiene appeso al quadro che sta dipingendo una bombetta, figura ricorrente nella produzione artistica del geniale Magritte.

PAGINA V: nella vignetta centrale di sinistra, compare per la prima volta un riferimento all’apparente contraddizione sulla presunta “ideologia” di James. In realtà l’inglese era probabilmente anarchico senza saperlo, o meglio non se ne curava più di tanto, preferendo a una vacua militanza da salotto, un’esistenza votata alla ricerca della libertà assoluta, nonché di tanto in tanto a finanziare i movimenti anarchici più popolari, come fece acquistando per i repubblicani spagnoli (di cui gli anarchici della FAI e della CNT fecero parte per un periodo) nientemeno che un caccia bombardiere. La storia dell’anarchico fedele alla corona nacque da una frase che il suo amico Dalí amava ripetere più per attirare a sé le attenzioni del pubblico internazionale, che per un reale significato della frase stessa https://www.barbadillo.it/28705-cultura-dali-e-la-politica-la-contraddizione-di-un-anarchico-conservatore/. Resta il fatto che soprattutto James incarnò appieno questa figura dalle sfaccettature contrastanti, e lo fece a causa dell’attitudine apertamente libertaria che lo animava, solo apparentemente contrapposta alle sue origini e ai suoi contatti con il mondo aristocratico, anche se in realtà poi proprio quel mondo lo aveva sdegnosamente allontanato poco prima che Edward si affacciasse all’età adulta.

PAGINA VI: in questo quadro a tutta pagina compare, alle spalle di Edward – che come si noterà è per metà ancora giovane ed elegante, e per metà è già l’uomo maturo e un po’ hippie che diventerà più tardi – un edificio sovrastato dalla cosiddetta escalera hacía el cielo. Sulla parete centrale del primo piano di questo edificio, #GasMax67 ha voluto inserire due cosiddetti “gotici” in omaggio alla sua città natale, ovvero Venezia, da molti considerata ponte tra culture differenti, esattamente come può esserlo considerata Las Pozas a Xilitla per gli espliciti riferimenti architettonici a culture quali quelle orientali, quelle indigene messicane e quelle europee che si mescolano nel sito, e come può esserlo questo libro viste le provenienze artistiche dei suoi due umili autori, #GasMax67 dal disegno evidentemente, Dario Sbroggiò dalla scrittura.

PAGINA XI: in questo pagina, nelle due strisce allargate che la compongono e nei tre riquadrini inseriti tra le due scene, c’è un chiaro riferimento all’influenza che l’ex-moglie di Edward, la ballerina austriaca Tilly Losch https://it.wikipedia.org/wiki/Tilly_Losch ebbe sull’opera di James. In particolare, in questo caso, le orme bagnate della ballerina appena uscita dalla doccia (come si vede anche nella pagina precedente, nella vignetta centrale di sinistra) hanno ispirato, prima Dalí e lo stesso James nel arredare l’interno della Monkton House in quel di West Dean con una moquette davvero particolare, poi l’eccentrico inglese nel costruire un vialetto “piedato” a Xilitla, all’ingresso del Castillo dove Edward visse assieme alla famiglia di Plutarco.

PAGINA XVI: in questa pagina si fa riferimento all’episodio, forse apocrifo, in cui la madre di Edward James, l’aristocratica Evelyn Forbes https://en.wikipedia.org/wiki/Mrs_Willie_James chiede alla tata, la domestica di casa che fu la vera madre di Edward, facendolo crescere ed educandolo, e che l’inglese chiamava affettuosamente Nana, di dargli uno dei cinque figli per la passeggiata pomeridiana, quello che più si intonasse al suo elegante vestito… Ciò che comunque è inconfutabile è che la madre di Ed si curò più delle feste nella sua tenuta di West Dean e delle relazioni sociali con la buona società che frequentava, che dei propri figli (per dire, il re inglese, Edward VII era un assiduo frequentatore della tenuta e si vociferava, probabilmente a ragione, che fosse addirittura il vero padre di Edward James).

PAGINA XXV: la striscia centrale è liberamente ispirata a una famosa stampa litografica dell’olandese Escher https://en.wikipedia.org/wiki/M._C._Escher. Le figure umane che si intravedono nel labirinto di scale e pianerottoli che sfidano la legge della gravità assieme a queste figure umane, pronunciano ciascuno un troncone di frase che compone un aforisma che Hugo Pratt fece pronunciare a Corto Maltese in “Una ballata del mar salato“. La frase, dal significato oscuro e dalle svariate interpretazioni, nell’interpretazione che ne abbiamo voluto dare noi (ovvero che senza autorevolezza qualsiasi autorità, per quanto “liberale” e nei limiti del concepibile “libertaria” possa essere un’autorità, non può avere senso), è un riferimento, e insieme un invito a tornare fra gli umani che non sopportano troppo le autorità, per quelle persone (e qualcuna ne conosciamo anche noi) che si lasciano prendere troppo facilmente la mano da quest’odiosa abitudine per gerarchie e autoritarismo.

PAGINA XXX: Nell’ultima vignetta, nella porzione inferiore più a sinistra, compare, ingrandita da una lente, la copertina di uno dei libri preferiti di Edward James, ovvero “Storia di Gordon Pym” di E.A. Poe, lo stesso che compare nel quadro di René Magritte che comparirà tra le pagine di “Xilitla”. Quel libro, visto il carattere da horror psicologico e per certo quasi surreale, deve in qualche modo aver ispirato pure il nostro Edward nell’edificazione del suo giardino surrealista, soprattutto se si considera alcuni intricati aspetti psicologici che stanno dietro ad alcune delle strutture che compongono il giardino…

PAGINA XXXI: in questa pagina, nelle prime due vignette, è ritratta una scena notturna, dove Ed e Plutarco, dopo una giornata di lavoro a Las Pozas, vanno a dormire. Nell’intimità di questa scena, l’attento lettore coglierà un aspetto che si vociferava già ai tempi sull’inglese, una peculiarità molto personale della vita di Edward, probabilmente legata sia all’esclusione dalla cosiddetta buona società inglese, sia al divorzio, dopo pochi anni di matrimonio, dalla ballerina austriaca Tilly Losch. Noi, pur ritenendo questo aspetto marginale nell’opera di James (ammesso poi che questa cosa sia vera), ma convinti comunque che abbia avuto una qualche influenza sui sogni di cemento che Edward costruì a Xilitla, abbiamo deciso di descriverla in maniera sommessa e quasi impercettibile, quasi non esistesse, come forse davvero è stato. E comunque riteniamo che qualsiasi scelta personale, in qualsiasi campo, sia pienamente rispettabile, specie per una persona buona e gentile come lo è stato Edward James.

PAGINA XXXII: in questo “quadro a pagina intera” che rappresenta un visitatore che sta osservando, mi si perdoni il gioco di parole, un altro quadro, ossia “La reproduction interdite” dipinta nel 1937 da René Magritte, c’è in fondo l’essenza di ciò che anche noi aspiriamo, come Magritte e altri (tra questi sicuramente Hugo Pratt, almeno stando all’introduzione di Marco Steiner, un stretto collaboratore del maestro lidense, a una delle più celebri avventure di Corto Maltese, ovvero “Una ballata del mar salato” in cui si cita proprio questo quadro ed Edward James), cioè raccontare più di ciò che l’essere umano è in grado di vedere. Nel quadro difatti è rappresentato il “ritratto” di Edward James, ma il suo volto è assente, perché lo specchio riflette un’immagine, quella dal punto di vista dell’osservatore, che va oltre il possibile, anche se invece, l’immagine del libro di E.A.Poe “Storia di Gordon Pym” dipinto accanto a Edward James nel quadro, si riflette perfettamente in quello specchio. “C’è un mondo bellissimo mondo compreso nell’indefinibile spazio tra vista e visione…” diceva Steiner in quell’introduzione, e ce n’è altrettanto di quell’indefinibile spazio pure nei quadri di Magritte e nelle tavole di Pratt diciamo noi e tanti altri con noi. E qualcosa di quel mondo, speriamo, possa essere entrato anche in questo nostro modesto “quadro a tutta pagina” e magari, perché no, anche nel libro stesso che avete appena finito di sfogliare…

PAGINA XXXIII: anche questo “quadro a pagina intera” riproduce un’opera, questa di Salvador Dalí, che già dal titolo, ovvero “Cigni che riflettono elefanti” è in linea con quella “filosofia” di voler raccontare di più di ciò che si riesce a vedere a uno primo sguardo distratto. Sì perché il dipinto non “nasconde” solo le forme degli elefanti che riflesse nello stagno si rivelano essere poi in realtà i sinuosi corpi di tre cigni con alle spalle degli strani alberi asfittici, anche questi curiosamente sinuosi, ma nasconde anche qualcos’altro, un soggetto che #GasMax67 in questa riproduzione ha voluto evidenziare in un riquadrino, con il volto del soggetto in questione che, per la dinamicità regalata da quel riquadrino, si “gira” gradualmente verso il lettore. Sulla sinistra difatti si muove, indifferente al resto della scena, un personaggio che è poi lo stesso Edward James, amico e sostenitore finanziario di Dalí, che in questo “gioco” di voler rappresentare più di quello che si riesce a vedere, tra le altre cose ci rivela che probabilmente, senza di lui, senza la sua passione e il suo interesse (e di certo senza i suoi soldi…), opere come questa forse non avrebbero raggiunto la fama (e il valore) che hanno oggi, e artisti del calibro di Dalí probabilmente avrebbero avuto più difficoltà ad affermarsi.

PAGINA XXXVI: nella penultima vignetta di questa pagina in cui viene rappresentato l’amore, questo nobile sentimento è rappresentato oltre che dai volti da giovani di Edward, Plutarco, Tilly e Marina (la moglie di Plutarco) anche da un cuore arricchito da fantasie indigene téenek (huastecas), che sono poi, assieme ai nahua (gruppo di popoli nativi di cui faceva parte anche la civiltà azteca) i due gruppi indigeni di Xilitla. Nell’ultima vignetta invece abbiamo voluto rappresentare l’invidia attraverso una delle figure shakespeariane più umanamente autentiche nel vasto repertorio dei personaggi teatrali delle opere del grande scrittore e drammaturgo inglese, ovvero il malvagio Iago (o Jago) https://teatropertutti.it/monologhi/monologhi-maschili/monologo-iago-otello-shakespeare/, per descrivere come questo sentimento mai si insinuò tra Edward James e il suo collaboratore e amico di una vita, l’indigeno yaqui Plutarco Gastelum.

PAGINA XL: in questa pagina altre due vignette possono richiamare la curiosità dell’attento lettore: la vignetta 3 ad esempio (quella centrale a sinistra) rappresenta la bellezza nell’arte di tutte le civiltà e di tutti i tempi. Due opere qui vogliamo brevemente spiegare, ovvero l’abraxas inciso in un’anfora posta alla sinistra nella vignetta, e quella statua intitolata “Malgré tout” che compare in posizione quasi centrale nella stessa, opera di Jesús Contreras che la scolpì usando solo il braccio sinistro, avendo il destro minato da un tumore. L’abraxas è un’iscrizione che si trova in giro per il mondo in svariate forme e dimensioni, e la sua origine sembra essere di provenienza gnostica-mitraica. Il significato simbolico di tale iscrizione non è del tutto chiaro, e spesso le opinioni su questo punto divergono a seconda delle diverse implicazioni religiose che vengono di volta in volta considerate. Lo si trova in forma stilizzata anche a Venezia, in calle Gradisca, Santa Croce https://www.conoscerevenezia.it/?p=49498 e viene citato anche in “Favola a Venezia” da Hugo Pratt che però lo colloca, con disegno differente rispetto a quello di Calle Gradisca, in altri punti della città lagunare. Quello disegnato qui da #GasMax67 riprende i tratti proprio di quello autentico di Calle Gradisca, in un’ulteriore omaggio, avvolto da un’aura di mistero e misticismo, alla sua città natale. “Malgré tout” invece è una statua scolpita da Contreras che rappresenta una donna denudata, con le manette ai polsi, forse indigena, che malgré tout, malgrado tutto, con fiero orgoglio e le ultime forze rimaste, ha ancora l’ardire di alzar la testa e volgere lo sguardo verso chi la sta privando della libertà. E considerando che Edward era estremamente sensibile alla libertà e alla sua instancabile ricerca, la statua avrebbe potuto rappresentare per l’inglese una sorta di idolo pagano su cui riflettere le proprie pulsioni in tale senso. O almeno ciò è quello che abbiamo voluto descrivere noi autori in questa vignetta che richiedeva una visione d’insieme sulla bellezza dell’arte come valore universale. L’altra vignetta che può richiamare la curiosità del gentile lettore è la vignetta 5, quella posta proprio sotto alla precedente vignetta che abbiamo appena descritto. In questa vignetta c’è Edward che appare assorto mentre ascolta rapito una celebre sinfonia di Beethoven, nello specifico la numero 3 in mi bemolle maggiore, opera 55, detta “Eroica”, e nello specifico l’ultimo movimento. Lo stesso Edward racconterà nel film-documentario “The secret life of Edward James” diretto da Patrick Boyle e presentato da George Melly https://www.youtube.com/watch?v=0oosdgHLTGY&t=1213s che “mentre stava pranzando, alzando lo sguardo al cielo, si accorse che tutto stava girando e dal nulla si poté ascoltare la melodia dell’Eroica di Beethoven”. In questa vignetta l’evidente estasi del momento viene accompagnata dal disegno dello spartito dell’Eroica che sembra far risuonare davvero la melodia tra le pagine del libro, o almeno questo è l’intento che abbiamo cercato di raggiungere…

PAGINA XLI: nella striscia centrale è rappresentata uno scorcio de Las Pozas, modificata da Edward James “senza recidere né un ramo né un solo fiore”. La vignetta precedente invece mostra lo stesso scorcio prima dell’intervento dell’inglese. La piccola curiosità presente nella striscia è quello strano personaggio sulla sinistra della stessa, un chaneque https://it.wikipedia.org/wiki/Chaneque, uno gnomo della mitologia azteca che rappresenta le forze elementari ed è, assieme a tanti suoi simili, un prezioso guardiano della natura. Il che probabilmente ci fa ipotizzare che Edward, nei trenta e passa anni in cui Edward visse a Xilitla, oltre alle squadre di operai per costruire il suo giardino surrealista, abbia probabilmente assunto pure qualche squadra di questi dispettosi, ma simpatici gnometti. O no?

PAGINA XLIII: i gatti presenti in questa pagina, e che all’apparenza non c’entrano poi molto con la storia di Edward e i suoi sogni a Xilitla, in realtà sono stati in questi due anni di lavoro su questo libro, ognuno a loro modo, una sorta di spirito-guida per i due autori di questo libro. Parrebbe strano, ma in realtà, e ne siamo pienamente convinti, senza la loro protezione e guida il libro non sarebbe mai stato portato a termine. I primi due (che in questa pagina sono stati disegnati da #GasMax67 su disegno originale della piccola e dolcissima Nana Shiraha, figlia di un’amica giapponese) hanno protetto lo sceneggiatore di questo libro che ogni sera, di ritorno da lavoro, li trovava, e spesso continua a trovarli anche adesso, quando prendeva la macchina per tornare a casa il primo, e quando arrivava a casa l’altro, e spesso se li trovava pure “a far da guardia” alla sua macchina, dentro al garage, oppure addirittura beatamente sdraiati davanti allo zerbino di casa, come a sincerarsi che il loro “protetto” rientrasse a casa “sano e salvo”. Ambedue non sono di sua “proprietà”, e anzi il primo è un randagio vero e proprio. Il terzo gatto invece, era un gattone che viveva nella casa della Giudecca di #GasMax67 e che allietava le giornate di questo strano disegnatore (e cameriere) veneziano a metà tra un moderno Peter Pan e una sorta di Paperino da laguna. Un brutta malattia purtroppo se l’è portato via, ma il suo spirito ha guidato il disegnatore di questo libro fino all’ultimo segno dell’ultima vignetta, e ne siamo certi, continuerà a guidarlo ancora per molto tempo…

PAGINA XLIV: questa stranissima tavola nasce dalle pagine di un’opera letteraria che per lo sceneggiatore di questo libro, è una sorta di Bibbia. Il libro in questione è “La polvere del Messico” del grande Pino Cacucci, in cui lo scrittore, traduttore e sceneggiatore bolognese d’adozione, tra le altre storie, racconta pure quella di Edward James. A pagina 89 di quel libro difatti Cacucci, riferendosi alla frase sull’essere anarchico, ma fedele alla corona al tempo stesso che Edward amava ripetere citando l’amico Dalí, e trasferendola idealmente “nel mezzo della Casa Infinita, inghiottito da un delirio di cemento variopinto…“, in uno dei viaggi, forse il primo in assoluto, che Cacucci fece in questi luoghi che allora erano una meraviglia semisconosciuta ai più, scrisse: “…c’è un’immagine, un fotogramma, che può rendere in parte la sensazione: il regno impossibile del colonnello Kurz in “Apocalypse Now“. Ecco, quell’immagine, quel delirio incoerente, quella stranissima sensazione noi l’abbiamo voluta descrivere proprio così: nella prima striscia allargata c’è Las Pozas trasferita nel bel mezzo del regno del colonnello Kurz (l’immagine difatti è stata presa in prestito, ma in versione per così dire “paradisiaca”, da un fotogramma in cui la squadra al comando del capitano Willard, incaricata di raggiungere e fermare il colonnello Kurz e il suo delirante regno, arrivano in vista dell’approdo a questo territorio). Nella seconda invece, stessa scena, ma capovolta e in versione “infernale” con tanto di incendi, cadaveri e teste mozzate, il regno di Kurz si rivela qual’è, il tutto per descrivere il preludio alla fine, con la morte dei due protagonisti, della storia di Edward James, Plutarco Gastelum e dei loro deliranti sogni divenuti realtà nella giungla di Xilitla.

PAGINA XLVIII: in questa pagina i motivi di curiosità da parte del gentile lettore sono molteplici, anche se il primo in assoluto è il significato del quadro, che viene spiegato qui https://www.analisidellopera.it/salvador-dali-sogno-causato-dal-volo-di-un-ape/. Ciò che invece potrebbe risvegliare la curiosità dei lettori di questo libro sono principalmente tre aspetti che fanno un po’ da contorno alla pagina in questione, ovvero: le farfalle che escono dalla seconda tigre ritratta da Dalí (quella in primo piano) e riproposta nel libro da #GasMax67, le famigerate gesta dell’altrettanto famigerata dinastia dei Thyssen e infine il fatto che il quadro, anche questo, fosse di proprietà del nostro Edward James che dovete svenderlo per una pipa di tabacco, per continuare a costruire il suo sogno nella giungla di Xilitla. Le farfalle, come in tutto il libro, sono usate dallo sceneggiatore e dal disegnatore per indicare uno scarto temporale dalla narrazione principale della trama, e qui uscendo dalla bocca della tigre in primo piano nel quadro, sono il preludio a uno di questi scarti che si avrà nella pagina successiva, dove difatti si intreccia, tra i margini della pagina e le vignette stesse, un volo di farfalle che risulta essere piuttosto surreale. La dinastia dei Thyssen https://it.wikipedia.org/wiki/Thyssen_(famiglia), la famiglia di industriali che acquistò, per così dire, in saldo l’opera di Dalí, allora proprietà del nostro Edward, e che oggi vale almeno cento volte tanto la cifra spesa da questi vampiri del capitalismo, oltre che per l’opportunismo politico (sono stati difatti convinti sostenitori del regime di Hitler, almeno finché gli conveniva), e per l’interesse collezionistico di alcuni rappresentanti di questa famiglia (che spesso nascondeva un interesse economico, e il caso dell’acquisto a prezzo ridicolo del “Sogno” di Dalí, lo conferma) sono assorti per così dire all’onore delle cronache, per l’odioso “incidente” alle acciaierie torinesi https://it.wikipedia.org/wiki/Incidente_della_ThyssenKrupp_di_Torino che il gruppo industriale possedeva nel capoluogo piemontese e che, come il riquadro in basso a sinistra nella pagina in questione ricorda, provocò sette morti tra gli operai che quel giorno ebbero la sfortuna di trovarsi di turno in quella maledetta fabbrica. Per quanto riguarda infine la proprietà di quel quadro vale la pena ricordare come, a un certo punto, Edward James possedesse la più grande collezione d’arte surrealista al mondo (come si può leggere anche in questo articolo https://believermag.com/concrete-jungle-in-the-jungle/ ), svenduta a sanguisughe e affaristi da strapazzo, pur di continuare a costruire il suo sogno a Xilitla.

PAGINA XLIX: La prima curiosità di questa pagina , un po’ bizzarra e che descrive bene il sano surrealismo che anima il Messico e i messicani, si trova nella quarta vignetta (quella centrale di destra) in cui in secondo piano, dietro alle figure di Edward e Plutarco, si intravede un curioso cartello con un altrettanto curiosa scritta. Aguzzando un po’ la vista si può leggere difatti la dicitura “Esta casa no se vende“, che il lettore potrà forse ritenere un errore di stampa o una svista del disegnatore di questo libro. Nulla di tutto ciò: in Messico, dalla città più grande al più piccolo pueblo cartelli come questi ne compaiono a centinaia con tanto di numero di telefono da comporre nel caso “non si voglia comprare quella casa”. “Surreale” dirà l’attento lettore, Già surreale, ma il surrealismo è anche in fondo il tentativo di vedere più in là di quello che parrebbe a un primo sguardo distratto, e come spesso succede in questi casi, qualcosa più in là anche questa volta c’è. Una delle spiegazioni riguarda senz’altro la solidità del Registro Público de la Propiedad Federal in Messico, quello che in Italia si chiama Conservatoria dei Registri Immobiliari. Ebbene tale ente sembra, da decenni ormai, non essere proprio efficientissimo se succede, come quei cartelli stanno a testimoniare, che una famiglia poco previdente lasci la casa per andare in vacanza, e al rientro si trovi la casa venduta a un’altra famiglia con tanto di regolare contratto e timbro, autentico o meno, del Registro Público de la Propiedad Federal appunto. Proprio per ovviare a queste inefficienze del sistema, il messicano previdente affida a quei cartelli il compito di avvertire eventuali compratori che la casa in realtà non è in vendita, e al numero di telefono indicato in detti cartelli, il proprietario potrà sempre confermarlo. ¡Ay México, como tú no hay dos! Altra vignetta che potrebbe risvegliare un po’ la curiosità del lettore in questa pagina è la quinta (l’ultima in basso a sinistra). In questa vignetta difatti abbiamo voluto rappresentare il momento in cui, un paio di decenni dopo la scomparsa di Edward, i sogni di questo eccentrico inglese e di Plutarco, i loro sogni divenuti realtà, cominciano a sgretolarsi seriamente, e la stretta di mano che si può vedere tra i due personaggi rappresentati (quello sulla destra è Roberto Hernández Ramírez https://www.forbes.com/profile/roberto-hernandez-ramirez/?sh=2a2240e3504d) suggella un’affare, la vendita di Las Pozas, che se da un lato ha garantito che il sito non venisse definitivamente divorato dalla giungla come in realtà Edward aveva sempre immaginato dovesse finire, dall’altro ha fatto sì che il sogno di Edward venisse in qualche modo sporcato, perché dopo l’acquisto, Las Pozas si aprì – e si aprì troppo visti i risultati odierni che la vedono soccombere sotto una massa di visitatori non sempre rispettosi del luogo – al turismo di massa. Sperando a un ripensamento delle politiche di accoglienza del visitatore, invitiamo eventuali lettori che volessero visitare il sito, di farlo con tutto il rispetto e la cura che il luogo merita, così da far tornare Las Pozas come Edward e Plutarco hanno lasciato all’umanità: un surreale e meraviglioso giardino dell’Eden.

PAGINA L: nell’ultima vignetta di questa pagina viene ritratta dalla matita di #GasMax67 la triste morte di Edward, avvenuta in una villa a Sanremo, dove l’inglese stava cercando di svendere l’ennesimo quadro di quella che era stata la più grande collezione privata surrealista al mondo. Aguzzando bene la vista sulle farfalle che si dirigono al cuore di Edward, nell’istante della sua morte, si noterà una farfalla nera che porta incisa sulle ali il numero 84. Si ricorderà l’attento lettore che nella prime pagine (precisamente nella pagina III vignetta 4) era presente, nascosto nel volo compatto di decine e decine di farfalle, il numero 47, anno di inizio della storia di Edward James a Xilitla. Con l’84. inteso come 1984, si chiude invece tragicamente, la vita di Edward e la genesi del giardino surrealista voluto dall’inglese, ma non si chiude la storia narrata nel nostro libro, e di fatto neanche quella de Las Pozas, con ancora quasi quattro decenni di esistenza in cui le sorti di questa straordinaria opera di surrealismo nella giungla messicana sono rimaste più o meno in bilico, e un futuro che dovrà vedere i soggetti maggiormente compromessi con la conservazione del sito, e in generale chi lo ama e chi lo amerà, impegnati affinché i sogni in cemento variopinto partoriti dalle menti di Edward James e Plutarco Gastelum, vengano tramandati alle nuove generazioni, affinché chi verrà dopo di noi capisca che sempre vale la pena rincorrere i propri sogni, anche quando appaiano surreali come lo sono stati quelli dei due protagonisti di questo libro.

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