Berlino

Quando, neanche un paio di mesi fa, ho avuto occasione di andare a Berlino, ho buttato giù due righe che con il tempo, sono diventate questo resoconto che è anche una riflessione. Buona lettura.

E così, dopo vent’anni circa da quella visita estemporanea, una toccata e fuga organizzata in fretta e furia all’ultimo momento dopo un concerto dei Pitura Freska a Bibione, ho rivisto Berlino: è ancora abbastanza fredda (almeno nei primi giorni di visita), ancora più multiculturale di allora, e anche piuttosto sporca. Tra le sue strade si aggirano, a ogni ora del giorno e della notte, berlinesi di varie etnie e ospiti di ogni provenienza, razza, lingua e religione. La scena ricorda il video-cartoon dei Radiohead, “Paranoid android” in cui il protagonista, un ragazzo alienato e solitario, incontra vari personaggi, tutti al di fuori degli schemi, spesso con in mano bottiglie di birra potenzialmente pericolose, simbolo forse più immediato, nel caso di Berlino, di quella libertà concessa a piene mani come reazione a decenni di assolutismi, quella libertà propugnata a dosi massicce e magari anche in maniera non richiesta – nella misura, non nella sostanza -, e che si rivela in una sorta di poutpurri troppo annacquato, tanto dal renderlo non l’insieme di tante culture, ma tante culture private delle loro essenze che finiscono per assomigliare al niente. Ma per come tutte le metropoli esistono quartieri molto più a misura di turista, zone addomesticate per il visitatore che propongono una Berlino più addolcita, ma forse meno autentica, in cui il visitatore di turno, munito d’apposito contante, può sfoggiare il suo lato mittle-europeo sereno e sicuro, ben sapendo che quando le frustrazioni, accumulate in questa condizione, raggiungeranno livelli critici, ci sarà sempre la scura faccia libertaria di questa città a disposizione, ricettacolo d’ogni vizio e bisogno fisico e mentale. Certo, come tutte le grandi città europee, uno degli aspetti più interessanti per il turista è probabilmente il lato culturale, e difatti i grandi musei abbondano – tanto che nel Mitte, il quartiere del centro, c’è un’isola, alla confluenza dei due rami della Sprea, chiamata l’isola dei musei – e anche noi ne siamo stati attratti andando a visitare il Pergamon, un museo dedicato all’antica Babilonia. Ma in fondo a Berlino sembra predominare un certo senso metropolitano con ben poco di storico e un limitato aspetto artistico che incoraggia forse meno a un approccio prettamente culturale alla città. E poi ci sono i tranquilli sobborghi operai o piccolo-borghesi, abitati in maggioranza da turchi o medio-orientali in generale, come il Rixdorf ad esempio, un quartiere prevalentemente turco appunto, che al suo interno conserva i tratti boemi della comunità che visse e continua a vivere quasi in minoranza da queste parti in cui, nonostante il tutto sommato visibile ordine – o forse proprio per questo – sono piuttosto vivi caratteri e caratteristiche tipicamente anarcoidi o comunque legati alla sinistra radicale. Per il resto Berlino assomiglia ad altre città nord e centro europee, forse un po’ più maestosa nei quartieri del centro e piuttosto cosmopolita visto il miscuglio di razze che dopo la seconda guerra mondiale sono state accolte e il cui amalgama appunto è stato addirittura incentivato. Ma, in fondo, come è diversa Berlino da quando, vent’anni fa, ci capitai quasi per caso dopo quel “mitico” viaggio di andata in macchina – e l’ancor più mitico quello, squinternato, di ritorno -, quando improvvisazione e un certo grado di affidamento alla sorte, regalò a me e a mio fratello una città sorprendente e inaspettata. E chissà come avrebbe dovuto presentarsi negli anni in cui c’era ancora il Muro a dividere due mondi che oggi sono immancabilmente cambiati – anzi, come sappiamo, uno dei due è praticamente scomparso, portandosi nella tomba, non solo tutto quel che di negativo quel mondo ha rappresentato ma pure, ci sarebbe da dire guardando l’odierna Berlino e un po’ tutto il mondo occidentale in generale, il poco di positivo che aveva raggiunto – e in cui si aggiravano, nella parte ovest, proprio tra i quartieri più vicini a quel maledetto Muro, i germi giovanili della rivolta sociale più autentica, negli anni diluita e trasformata in una generica contestazione a tutto, con troppe, e troppo confuse visioni alternative della società. Non so, forse la rappresentazione più vicina alla realtà di Berlino, può essere proprio questo rapporto curioso, che in questia città è palpabile, tra gli estremi; è in fondo come l’animo umano, come la bandiera degli anarchici, come lo yin e il yang, come il bene e il male: un groviglio di tutto, il negativo e il positivo che convivono e, sempre in bilico, si tengono in equilibrio e tengono in equilibrio questa città. Un aspetto che comunque accomuna la Berlino di fine secolo con quella odierna, è senza dubbio il continuo costruire e ristrutturare, non tanto nelle periferie – e difatti la capitale tedesca non sembra essere una di quelle megalopoli in continua espansione come Città del Messico ad esempio -, quanto nelle immediate vicinanze della zona centrale e nei quartieri una volta facenti parte della capitale della defunta DDR. E allora forse, la prossima volta che mi capiterà di ripassare per Berlino, magari per sbaglio, tra altri vent’anni, ritroverò nuovamente una città in perenne ricostruzione, con un passato scomodo da nascondere tra le macerie disintegrate e trasformate in pulviscolo che il vento del Storia si incaricherà di nuovo di disperdere per mezza Europa.

Non sarebbe bello riprendere Berlino, non sarebbe strano, prenderla senza eroi… non sarebbe eroico, non essere degli eroi” Afterhours – Riprendere Berlino 

Invito, come sempre, tutte/i quelle/i che visiteranno le pagine di questo blog a cliccare sui banner pubblicitari presenti su questo e sugli altri articoli passati e futuri. E’ un piccolo fastidio (io stesso non lo farei mai, se non fosse per finanziare in qualche modo un’attività che è principalmente una passione) ma può essere utile per chi, come me, scrive. Ricordo agli attenti lettori inoltre che i libri precedenti pubblicati in cartaceo sono richiedibili  – “México Sur Real” al costo di 14 euro + 1.28 euro (spedizione ordinaria) o 3.63 euro (spedizione raccomandata), “Venti pirati. Storie di venti pirati e di venti di libertà” (15 euro + 1.28 euro in spedizione ordinaria o 3.63 euro spedizione raccomandata) – all’indirizzo: [email protected]. Allo stesso indirizzo vi potete rivolgere per ogni altra eventuale informazione. Grazie

Verified by MonsterInsights